Sturm und Drang: Elogio dell’ultima parola

Un’immagine nitida nella mente del viaggiatore: la mano che affonda nel terreno, che cerca tra le foglie cadute e trova infine le radici dell’albero. E l’albero che aiuta il viaggiatore a rialzarsi, a fare un tratto di strada in più. Fino all’albero successivo.

Un’azione di mutuo soccorso può avvenire solo laddove il cuore puro venga riconosciuto dalla natura circostante. Per il malvagio, per l’infido non vi è possibilità di salvezza alcuna. La natura stessa, nella sua brutale semplicità, mette a posto i torti di coloro che camminano per il mondo.

Per questo gli uomini temono la natura, la demonizzano, la vedono come qualcosa di esterno, primitivo ed incomprensibile. L’uomo si rifugia nella velleità delle scienze umane, ma è la natura ad essere perfetta. E’ la natura ad avere sempre e solo l’ultima parola.

Pilgerfahrt: I tramonti a Trevignano Romano

Reduce da quasi 8 anni e mezzo passati a Roma restano indelebili centinaia, migliaia probabilmente, di immagini. Sono diapositive di alcuni angoli di mondo prima sconosciuti, coi loro colori… ma anche coi loro suoni e profumi. Pur ritornando nella propria terra non si può fare a meno di provare nostalgia per quanto di bello si è trovato in quel lasso di tempo che doveva essere infinito e che invece si è dimostrato finito. Non tutte le cose si possono prevedere, non tutti gli imprevisti possono essere considerati a priori… anche nei migliori piani di battaglia vi sono sempre delle falle, resta da vedere se durante lo scontro queste verranno alla luce o meno… la differenza tra una vittoria ed una sconfitta spesso passa per una linea talmente sottile da tirare in ballo il concetto di “fortuna”. In questo la vita quotidiana non è per nulla diversa dalla guerra.

E nell’impossibilità di comprendere a pieno queste due situazioni, la vita e la guerra, si riassume la caducità della nostra natura di esseri umani. Il resto sono belle parole e utopistici propositi da raccogliere nel Reader’s Digest.

“La «ragione» è la causa per cui falsifichiamo la testimonianza dei sensi. In quanto mostrano il divenire, il trapassare, il mutamento, i sensi non mentono… Ma Eraclito avrà eternamente ragione di affermare che l’essere è una vuota finzione. Il mondo «apparente» è l’unico mondo; il «mondo vero» è solo un’aggiunta menzognera…” (Friedrich W. Nietzsche)

La pace interiore viene generalmente dalle piccole cose, dalle piccole gioie, dalle piccole scoperte e dalle piccole visioni. Come l’osservare la luce del sole al tramonto che si riflette sulle acque di un fiume o, come in questo caso, di un lago. A nord di Roma si trova il lago di Bracciano, sulle cui rive ci sono tre località significativamente belle: Bracciano (a sud-ovest), Anguillara Sabazia (a sud-est) e Trevignano Romano (a nord). Tre luoghi in grado di generare emozioni positive di diversa tipologia ed entità. Difficile posizionarli su un podio per deciderne il vincitore… ma in fondo perchè farlo? E’ davvero così importante classificare tutto? Stabilire per ogni cosa un coefficiente di rilevanza. Non credo…

Ad ogni modo se dovessi scegliere in quale dei tre paesi guardare il tramonto indicherei, senza ombra di dubbio, Trevignano Romano. Forse per il suo caratteristico lungo-lago, quella della foto che si vede qui sopra, con la sua lunga camminata disseminata di allegri locali e ristoranti. Forse per la sua capacità di trasportarmi indietro nel tempo, seduto su di una panchina a guardare un tramonto di epoche passate. Forse per la spensieratezza dello sedersi ad un tavolo a mangiare pesce di lago in tranquillità, sorseggiando vino bianco guardando i colori del cielo e del lago cambiare progressivamente col passare dei minuti… lasciando all’arrivo della sera il compito di riportarmi alla realtà delle cose… il compito di risvegliarmi dal sogno.

E la luce delle stelle, o della luna, riflessa sul lago ha l’arduo compito di portare con se le domande più tipiche di ogni risveglio: quello che è finito pochi istanti fa era davvero un sogno? Quelle cose che ho visto sono davvero irreali? Non posso dunque allungare la mano e toccare tutta quella bellezza se non richiudendo gli occhi un’altra volta? Non è forse meglio dunque dormire in eterno per poter in eterno sognare?

E forse così dovrebbe essere. Un sogno eterno, a tratti lucido.

Ho attraversato le ere del mondo all’ombra dei Monti Sabatini, fino a vedere i vulcani risvegliarsi… e Bracciano tornare una caldera… l’acqua tornare fuoco e la terra rimischiarsi con l’aria. Ho vissuto milioni di anni in un istante e quell’istante ha avuto il sapore di una vita vera, mentre tutto attorno a me diventava grigio e freddo. Ma non lì… non in quel luogo di pace interiore. E senza bisogno di scavare troppo a fondo nelle energie della terra… sotto di noi la dimora nostra e sopra di noi la dimora altrui.

Il pesce ed il vino saranno stati reali?

Sehnsucht: Le radici della Fede

In un viaggio introspettivo nei misteriosi sentieri della spiritualità si devono adottare gli stessi metodi che si utilizzano per un qualsiasi viaggio nel mondo fisico: si deve avere un punto di partenza, un punto di arrivo più o meno certo e l’idea del percorso adatto a raggiungerlo. Ovviamente, come in qualsiasi viaggio, possono intervenire delle variabili inaspettate che ci fanno deviare, portandoci infine a raggiungere mete diverse da quelle prefissate… ma non questo l’argomento del giorno. Cominciamo piuttosto con un punto di partenza, partiamo parlando del Axis Mundi, ossia l’asse del mondo.

Che cos’è? Si tratta del centro dell’universo, il punto di collegamento tra i piani fondamentali della nostra esistenza: il Cielo, la Terra e gli Inferi. Ogni cultura, ogni società, ogni religione della storia ha il proprio Axis Mundi ben definito. Il centro dell’universo può essere ritrovato in un monte, in un albero, in un palazzo o in una città, questo a seconda della cultura… ma può anche essere un luogo non strettamente fisico. Paradossalmente anche l’ateissima società moderna ha un suo Axis Mundi, codificato nei rigidi dogmi della propria nevrosi iconoclasta. E’ interessante vedere come ogni società umana abbia sviluppato lo stesso identico sistema, rispondendo ad una evidente connessione universale delle menti. O più semplicemente veniamo tutti dallo stesso posto, dallo stesso nucleo, dallo stesso piccolo punto nello spazio infinito.

Siamo infinita ripetizione di noi stessi.

Ricercando le radice della nostra spiritualità, uscendo dal recinto in cui siamo stati rinchiusi negli ultimi 2.000 anni, non possiamo che rilevare l’importanza degli Alberi Sacri, gli Alberi della Vita delle credenze dei popoli nordici, dei popoli altaici, di quelli germanici e di quelli centro-asiatici.

Potremmo fare alcuni esempi pratici che in molti avranno sentito nominare: il sacro Yggdrasil degli Scandinavi del tutto similare al Irminsul dei Sassoni (si veda l’immagine a sinistra). Ma non solo! I Tartari Abakan, ad esempio, narrano di una betulla che cresce su una montagna di ferro. Andando più a oriente i Cinesi parlano dell’albero cosmico, che si troverebbe presso della “Capitale perfetta” al centro del mondo: da lì esso collegherebbe le None Sorgenti ai Noni Cieli.

Con tutta probabilità l’origine di queste figure è da ricercarsi in Mesopotamia. E dove se no? Infatti l’albero sacro è presente nella tradizione assira come rappresentazione del sovrano assiro in qualità “Axis Mundi”, ovvero di unione tra cielo e terra in quanto rappresentante del cielo sulla terra.

Attraversando l’Oceano Atlantico, oppure l’Oceano Pacifico a secondo del nostro punto di partenza, troviamo i medesimi concetti espressi sia dai Maya che da alcune tribù nordamericane. I Maya in particolare ci parlano del “primo albero” la cui collocazione indicherebbe il centro di tutte le direzioni e di tutti i colori dell’universo; il “primo albero” era Yaxche. Alcune tribù dell’America settentrionale consideravano come centro dell’universo il palo posto al centro del loro villaggio, intorno al quale si svolgevano tutte le attività principali… in questo caso il palo era visto come il sostegno del cielo, punto di contatto diretto con la divinità celeste.

In tutte queste visioni è centrale l’idea che la comunicazione con la parte più spirituale dell’universo possa avvenire solo attorno all’albero sacro, al palo rituale, al palazzo o alla montagna sacra. Da qui l’importanza del Axis Mundi. E’ in questo luogo che gli esseri umani (ma non solo loro) possono passare da un piano all’altro entrando in comunicazione con elementi che altrimenti rimarrebbero irraggiungibili.

L’immagine qui a sinistra invece mostra l’Albero della vita nella Qabbaláh ebraica, a sottolineare come questo tipo di struttura sia importante anche in uno dei principali monoteismi della nostra era.

Guai a chi distrugge un Axis Mundi di un altra cultura o religione poiché considerata inferiore, errata o demoniaca. Nei secoli si sono persi sin troppi punti di comunicazione universale per colpa della furia demente di chi pensava di possedere l’unica verità. Vedi quando successo al Irminsul! Il compito di ogni persona spiritualmente attiva, profondamente viva, dovrebbe essere quello di conservare e proteggere ad ogni costo il proprio Axis Mundi, mantenendo sempre il massimo rispetto per quello degli altri. La Fede, quella vera, non si impone. Si vive.

Sturm und Drang: Il ciclo dell’eterno ritorno

Il nuovo inizio è un passaggio all’insegna della natura, degli spazi aperti e delle grandi foreste del nostro mondo. E’ una traversata in mezzo al verde… verde che nulla ha a che spartire con il mediatico e decantato “green”… perchè ancora sappiamo distinguere i frutti della terra dalle storture dell’uomo, la bellezza del mondo dalla sete di ricchezza del capitalismo moderno. Il cancro non porta mai doni, il cancro non fa regali, il cancro non porta buone cose. Inutile illudersi.

Pur sapendo che oramai il non illudersi appartiene ad una sparuta minoranza di individui pensanti, lontani anni luce dalle distrazioni della modernità. Pochi vedenti circondati da milioni di ciechi. Se la vostra guida è la televisione non siete solo nel posto sbagliato… siete nell’universo sbagliato. Se la vostra fede nel sentito dire, nelle parolone dei presunti saggi, nelle verità preparate a tavolino e nei nuovi idoli è totale che cosa mai potreste cercare in mezzo al verde? Nulla. Estranei in una foresta che non siete in grado di percepire. Sordi al richiamo di ciò che conta. Sedotti dall’oscurità che divora questi tempi dannati.

Qui si viene per recuperare ciò che conta! Per sentire la vita scorrere nelle vene e lasciare che il proprio sangue, incontaminato, si mischi nuovamente alla terra. Qui non si domina la terra, non la si sottomette ai propri interessi, non si pretende di controllarla e possederla… qui semplicemente ci si sottomette a lei ed alla natura, accettando il proprio ruolo all’interno dell’ecosistema. Qui si recupera la visione primordiale delle cose, percorrendo strade sempre nuove alternate a strade già conosciute. E lo si fa sempre ad occhi aperti, ma non solo! Lo si fa lasciando che tutti i propri sensi possano cogliere ogni aspetto della meravigliosa realtà del pianeta.

Nei milioni di anni di storia del pianeta ci sono state tantissime forme di vita che sono andate e venute. Gli esseri umani seguiranno inevitabilmente la stessa sorte, perchè questo fa parte del ciclo naturale delle cose. La morte è naturale. L’estinzione è naturale. Il ciclo della vita è naturale. L’artefatto è l’abominio dei nostri tempi. E quando si gioca con l’abominio la catastrofe è dietro l’angolo.

Felicità è trovarsi con la natura, vederla, parlarle.” (Lev Tolstoj)

Agarthi, ritorno al mondo vecchio/nuovo

Il 2024 rappresenta un nuovo inizio. In quest’ottica occorre rinnovare tutto, a partire dalle piccole cose, recuperando quanto di buono fatto in passato e cercando di ambire a nuove mete, più alte e stimolanti.

Dunque torneranno rubriche precedenti il 2023 e rimarranno rubriche del 2023. L’ottica sarà, come sempre, focalizzata sul viaggio spirituale e sul viaggio fisico. Mantenendo, ove possibile, una cadenza giornaliera.

Buon viaggio e ben tornati a casa!