Zeitgeist: 26 Aprile 2017

Ultima manovra della Sonda Cassini, che si “tuffa” fra gli Anelli di Saturno.

Deep Space 19: Oumuamua

Avete mai sentito parlare degli oggetti interstellari? Essi sono oggetti astronomici che non sono legati a livello gravitazionale ad una precisa stella… quindi essi viaggiano, spostandosi da un sistema all’altro. Ne esiste uno anche nel nostro sistema solare ed è stato individuato per la prima volta nel 2017… il luogo del primo avvistamento, l’osservatorio di Pan-Starrs nelle Hawaii, ha fatto si che gli sia stato dato un nome che altamente esotico. Ovviamente esso viene anche identificato con una sigla: 1I/2017 U1. Però il so suo nome è “Oumuamua” che in hawaiano vuol dire “messaggero che viene da lontano”… molto poetico. Questo oggetto, dalla particolare forma simile ad un pancake, viaggia attualmente a 87,3 Km al secondo e sta seguendo una traiettoria che lo sta conducendo verso l’esterno del nostro sistema solare.

Osservatorio di Pan-Starrs

Ci furono molti dibattiti scientifici per capire la natura di questo oggetto, avendo alcune caratteristiche simili alle comete ed altre simili agli asteroidi. Gli studiosi hanno ipotizzato che, al momento del suo ingresso nel nostro sistema, avesse una massa molto più grande di quella attuale… si dice che abbia perso il 95% della sua massa durante il passaggio ravvicinato col sole! Ma come si è formato Oumuamua? Da dove ha avuto origine?

Secondo alcuni studiosi dell’Università dell’Arizona (Alan Jackson e Steven Desch) potrebbe trattarsi di un oggetto formatosi in una zona extrasolare molto simile alla nostra Fascia di Kuiper! Quindi potrebbe trattarsi di un frammento distaccatosi da un corpo planetario simile a Plutone. Questa ipotesi viene sostenuta mediante l’analisi della composizione di questo oggetto… se così fosse Oumuamua potrebbe essersi staccato dal suo corpo planetario circa mezzo miliardo di anni fa, questo ne spiegherebbe l’attuale forma e dimensione.

In molti speravano di veder giungere una qualche navicella dal di fuori del nostro sistema solare… ma per ora dovranno accontentarsi di Oumuamua… che nella sua semplicità è comunque straordinario ed affascinante!

Deep Space 19: Titano, tra laghi e deserti

Il prossimo grande obiettivo delle agenzie spaziali è dichiaratamente Marte, per raggiungere questa importante tappa dell’esplorazione spaziale ci vorranno ancora parecchi anni e molto lavoro sia sulla terra che nello spazio. Il vero primo step potrebbe essere una base stanziale sulla Luna e su questo stanno già lavorando sia gli Americani che i Cinesi (i nuovi protagonisti della corsa allo spazio). Mentre c’è chi studia, lavora e progetta la missione su Marte ci sono altri che guardano già oltre, mappando uno ad uno i passi che ci porteranno ad uscire dal Sistema Solare. Uno su tutti? Europa, satellite di Giove, ma ne parleremo meglio un’altra volta. Dopo Europa, dopo Giove si dovrà guardare oltre, ad altri satelliti dei pianeti gassosi più lontani dalla terra, cercando quelli che, per caratteristiche, possano favorire un insediamento umano. Ad oggi nessuna ipotesi o progettazione concreta è ufficiale, però è un dato di fatto che si stiano studiando in maniera approfondita le condizioni di satelliti importanti come ad esempio Titano di Saturno.

Titano e Saturno

Titano è un satellite naturale di Saturno ed è grande circa una volta e mezzo la nostra Luna. Nel corso dei decenni si sono susseguite missioni esplorative nel sistema di Saturno che hanno permesso di osservare anche a Titano. Vale quindi la pena ricordare Pioneer 11, la prima sonda a visitare la zona di Saturno, seguita poi da Voyager 1 che, nonostante alcune problematiche legate all’atmosfera del satellite, riuscì a scattare alcune interessanti fotografie della sua superficie (soprattutto la zona delle macchie scure di Xanadu e Shangi-La). Infine la missione Cassini-Huygens è quella che ad oggi ci ha permesso di scoprire le informazioni più interessanti legate a Titano.

Certamente non si tratta di un paesaggio ospitale da film fantascientifico. Innanzi tutto si parla di un’atmosfera di Azoto nella quale si addensano nuvole di Metano ed Etano. E l’atmosfera è proprio la grande particolarità di Titano, unico satellite nel sistema solare ad avere questa prerogativa. La superficie ricorda, almeno visivamente, quella di Marte ed il suo studio è ancora in atto. Un tempo si era ipotizzato che potessero essere laghi di Metano in alcuni punti del satellite, ma ad oggi si è più propensi a parlare di zone paludose. In ogni caso stiamo pur sempre parlando di acquitrini di Metano liquido. Non è certo una visione romantica, da esplorazione planetaria in stile Avatar, trovarsi in una palude di Metano mentre dal cielo comincia a piovere del Metano e dell’Etano.

Le zone desertiche comprendono dune sabbiose e paesaggi che ricordano molto i deserti terrestri, tanto che dalle analisi dei dati pervenuti dalla sonda Cassini (che non è più operativa da un anno, ma che ha servito l’umanità per oltre 20) si è riusciti ad individuare una tempesta i sabbia. Questo evento è stato poi elaborato e prodotto in maniera grafica dalla NASA con immagini che portano comunque a sognare di mondi lontani resi per un istante più vicini al nostro scibile.

Serviranno altre sonde, altre esplorazioni e molti anni di lavoro. Ma sicuramente Titano continuerà ad attirare l’attenzione degli addetti ai lavori. E mentre il mondo intero guarda a Marte altri continueranno a sognare gli Anelli di Saturno…