Kriegsbericht: 21. Juni 1924

Nel buio di una stanza Heinrich Gartner rifletteva sul suo mondo, sulle cose che doveva fare e sui prezzi che continuava a pagare per ignorare se stesso. Ogni missione data era una missione compiuta. Ma ogni missione data era almeno un’altra tacca sul suo conteggio dei morti. Quanti? E quanti ancora? Sembravano non essere mai abbastanza. Tutti giustificati. Ma giustificabili? Solo in caso di vittoria. Ma non ci poteva che essere una vittoria dopo una tremenda sconfitta.

Il senso di solitudine e il silenzio costante delle notti… mischiato alle urla dei defunti, l’odore del sangue e della paura… la puzza dell’umanità terminale. Qualcosa a cui era abituato, ma alla quale rifiutava di piegarsi. Quando sarebbe finita? Sarebbe mai finita? Ci sarebbe stato ancora un cielo blu dopo il cielo rosso sangue?

Forse.

E forse non per lui.

Pilgerfahrt: La prima intuizione

La prima intuizione è sempre quella giusta. Troppe volte lasciamo che sia il pensiero a distoglierci dalla realtà che percepiamo attorno a noi, restando succubi di decine di ragionamenti inutili, sterili e fuorvianti. E così la prima decisione, quella corretta, viene abbandonata per un diversa, se non sbagliata di sicuro meno corretta. Quello che determina questa situazione è la nostra incapacità di ritenere possibile un evento dopo una brevissima analisi. Eppure al primo sguardo, al primo istante, avevamo scelto in modo corretto.

Come scriveva, giustamente, Friedrich Nietzsche: “La «ragione» è la causa per cui falsifichiamo la testimonianza dei sensi”.

Quanto sarebbe più semplice la nostra esistenza se tornassimo ad essere più simili alla nostra forma primitiva rispetto a quella, cosiddetta, evoluta?

In nessun luogo del pianeta vedo esseri umani realmente liberi. Trovo solo diverse gradazioni di schiavitù che tengono incatenate la vera natura dell’umanità. Offuscati dalla «ragione» i piccoli ominidi cercano di raggiungere libertà velleitarie che non faranno altro che portarli sempre più a fondo, nell’oceano buio dell’inesistenza. E’ inevitabile. O almeno continuerà ad esserlo fintanto che ignoreremo le nostre primissime intuizione durante il giorno.

La miglior prova per rendersene conto è tornare laddove si è fatto un grosso errore tempo prima, sedersi lì e rivivere la primissima sensazione, quella che si è deliberatamente ignorata, dopo di che riflettere su tutti i danni causati da quel semplice errore.

(vista del Cupolone da Via Pietro Pomponazzi, 2017)